Esistono da sempre racconti che lasciano in bocca un pessimo sapore, storie che non vuoi sentire, a cui non vuoi pensare, per timore che ti tocchino da vicino. “Senti Giova, ma non potevi scrivere qualcosa di più allegro??” E quando ti dicono che questa è storia vera, che Nino esiste, il racconto assume ancora di più il sapore dei carciofi!! Io odio i carciofi, da sempre! mi lasciano quella sensazione di boccone da ingoiare a forza. Al dolore… non ci voglio pensare! e la solitudine per me è una specie di lusso, qualcosa che ti regali quando ne hai bisogno, non di certo una condizione imposta. “Si deve parlare anche del lato crudo della vita” si lo so…. ma non voglio aver paura di nulla, tantomeno della fine. Il viaggio “alla casa di nino” è un respiro rarefatto. Non riesco a pensare a niente di umano, e non mi abbandona il pensiero del voler vedere comunque la bellezza, il lato b di questo racconto: anche nino continua a cercare il lato b! il sogno di una casa, di giorni sereni ancora da venire…. Immagino un giorno che vuol finire, con le ombre che disegnano i contorni di ciò che si deve continuare a guardare. Muoversi negli spazi per trovare una via di fuga: dal dolore, dalla solitudine forzata, dall’impoverirsi delle anime che non vogliono più lottare.